N°20
COMPROMESSI
Coney Island. Notte.
La pioggia batteva sul
vetro appannato della finestra, provocando un incessante tintinnio fastidioso.
Non era a causa di quello, però, che Clint Barton non
riusciva a dormire. Stava in piedi davanti ad essa, fissando la strada deserta
sottostante. Il suo sguardo era fisso sull’utilitaria parcheggiata lì sotto, ma
la sua mente era altrove. Ripensava continuamente a quanto accaduto allo studio
televisivo e a come aveva, seppur accidentalmente, assassinato un uomo
innocente: era convinto di aver colpito Madcap, un
terrorista psicopatico dagli incredibili poteri rigeneranti, e invece a venire
trafitto dalla sua freccia era il Capo del dipartimento di Polizia Adam Lane, che il criminale aveva ipnotizzato affinchè indossasse il suo costume e si spacciasse per lui [num scorso].
Uno stratagemma perfetto, che aveva tratto in
inganno anche l’arciere dei Vendicatori. Era la seconda volta che Madcap sfuggiva alla sua cattura ... anzi le terza, se si
contava anche l’episodio al Metropolitan [num. 18].
Non poteva non ritenersi colpevole.
La bella Maya Lopez, che
con lui condivideva il letto in quei giorni, si svegliò e si alzò e andò ad
abbracciarlo.
<Non è stava colpa
tua...> gli disse, sapendo a cosa stava pensando, fissando il suo riflesso
nel vetro per potergli leggere le labbra.
<Sai bene che non è
così. E cercare di consolarmi non fa che peggiorare le cose...>
<Non è per consolarti,
Clint. Ci sarebbe cascato chiunque... non è un avversario convenzionale. Che
cosa avresti potuto fare?>
<Avrei dovuto stare più
attento...avrei dovuto accorgermi che la taglia o la statura erano diverse...
bell’”Occhio di Falco” che sono! Invece ho agito senza pensare... come al mio
solito. Solo che stavolta ci ha rimesso la pelle un innocente...>
<Hai dovuto agire in un
attimo! Non c’era tempo per valutare tutti quei dettagli, nemmeno con uno con
le tue doti...>
Ma il silenzio di Clint
diceva chiaramente che non era d’accordo.
Il giorno dopo c’era il
funerale di Adam Lane. Fu sepolto nel cimitero di
Green Wood, e gli furono concessi i massimi onori. Il sindaco De Blasio fece un commovente discorso sul suo valore di
poliziotto e su come il programma di “tolleranza zero” di cui Lane era un
fervente sostenitore sarebbe proseguito senza alcun rallentamento. S’erano
adunate quasi 200.000 persone a rendere omaggio al vice capo del dipartimento.
Tra queste, nascosto tra gli alberi e da un paio di Ray-Ban, c’era anche Clint Barton, il suo involontario assassino. Per quanto il biondo
si sforzasse di passare inosservato, ci fu qualcuno che lo notò: Angela Del
Toro era a conoscenza della sua vera identità e lo aveva individuato quasi
subito. Aspettò che la bara avvolta dalla bandiera venisse seppellita,
accompagnata dallo sparo dei ventuno fucili, e gli si avvicinò.
<Ciao. Immaginavo di
incontrarti qui…>
<E dove dovrei essere?
Glielo dovevo... in fondo è in quella cassa è per colpa mia...>
<Piantala. Non è colpa
tua. Che cosa potevi fare? Nessuno…>
<Ti prego, smettila!
Non posso sopportarlo!>le disse, duro <Ci ha già pensato qualcun altro a
propinarmi questa storiella... non me la sono bevuta da lei e non intendo farlo
con te! C’è un uomo che non tornerà dalla sua famiglia perché io gli ho
piantato una freccia nel petto! E le vostre belle parole non cambieranno questa
cosa!>
Angela fece passare
qualche secondo di silenzio poi, dolcemente, gli disse:
<Hai salvato tutte
quelle persone. Ci credo davvero, quando ti dico che non è stata colpa tua…>
Ma Barton
era inconsolabile, e non voleva sentire ragioni.
< Ho avuto quel
bastardo tra le mani per ben tre volte e me lo sono fatto scappare. Non venire
più a dirmi che non è colpa mia Angela, e piuttosto dimmi che hai qualcosa per
aiutarmi a catturarlo...>
La ragazza si accese una
sigaretta, poi disse sconsolata:
<Niente di niente. E’
sparito senza lasciare traccia, come al solito. Il direttore Freeman ci sta
perdendo il sonno. Stiamo interrogando alcuni dei militari che erano stati
ipnotizzati da lui, ma ancora non ci hanno potuto dire nulla... capisci, sono
ancora troppo scossi e confusi.>
<Avvisami se dicono qualcosadi utile…> disse
voltandole le spalle e prendendo la strada che porta all’uscita dal cimitero.
Altrove.
<Passiamo al prossimo articolo:
un medaglione raffigurante la Tigre di Giada, un pezzo della collezione Ibbetson. Composto da tre pezzi, una testa e due zampe, di
colore verde smeraldo, venne scolpito in Cina da alcuni monaci shaolin nel 500 A.C....>
Era falso. L’oggetto in
questione era assai più antico e non veniva dalla Cina, ma dalla città mistica
di K’Un Lun, e aveva delle caratteristiche che lo
rendevano unico al mondo. L’amuleto, infatti, donava a chi lo indossava
un’abilità nel combattimento quasi impareggiabile, oltre a rendere l’eletto più
forte, rapido e veloce. In origine apparteneva al defunto Hector Ayala, un
supereroe urbano sconosciuto ai più che utilizzava il nome in codice di Tigre
Bianca. Alla sua morte, il medaglione passò nelle mani di Bob Diamond, attore in declino e giustiziere urbano, che in
seguito lo donò ad un suo vecchio amico, il collezionista d’arte Virgil Ibbetson, con la speranza
che il magico manufatto restasse al sicuro e lontano da mani inadatte. Ma con
la morte di Virgil, i suoi familiari hanno messo
all’asta tutta la sua collezione, e tra questi anche la Tigre di Giada, per
l’appunto.
<Partiamo da un offerta
base di 5000 dollari. Chi offre di più?>
<Offro 6000>
<6500>
<7000>
<Offro 30.000
dollari.> disse il ragazzo con capelli corvini in fondo alla sala.
Indossava occhiali scuri
ma tutti in sala lo riconobbero, e nessuno osò offrire di più; non tanto per
l’elevata cifra offerta, quanto per l’identità di chi l’aveva fatta. Ancora una
volta, il retaggio della sua famiglia era motivo di imbarazzo e vergogna per
Michael Manfredi, sebbene fosse innegabile che in questo caso gli era venuto
utile.
<Aggiudicato a mister
Manfredi!> esclamò il banditore, battendo il martelletto. L’amuleto venne
consegnato nelle mani di Mike, che ne ammirava la bellezza dell’intaglio. Per
lui non era solo una meravigliosa scultura; attraverso alcuni libri tanto
antichi da non sapere quanti anni avessero, era riuscito a scoprirne le
incredibili facoltà.
<E ora, amico mio,
vediamo se le cose incredibili che ho letto su di te sono vere…>
disse fissando la testa del felino.
***
Zelda DuBois rientrava nel suo
splendido appartamento dopo una serata in centro. Si tolse la pelliccia e le
scarpe col tacco e di diresse verso la sua camera da letto, per svestirsi e
infilarsi nella vasca da bagno, ma non prima di aver salutato il suo “piccino”
ovvero il suo pitone Copernico. Ne afferrò la testa, portandola fuori
dall’enorme teca in cui l’animale riposava, e gli diede un bacio affettuoso
sulla fronte.
<Ciao bello di mamma...
ti sono mancata?>
Qualcuno picchiettò alla
finestra e quando la cosa accadeva, lei sapeva di chi si trattava.
<Senti Clint, non sono
in vena stasera... se sei qui per...>
<Zelda
ho bisogno del tuo aiuto> tagliò corto l’arciere <Devo rintracciare un
criminale e tu puoi aiutarmi... con lo Spaventapasseri mi hai messo sulla pista
giusta, dicendo di andare da Fisk, ricordi? [num 13]
Ecco, devi fare la stessa cosa.>
Non aveva il solito tono.
Sembrava veramente preoccupato. Zelda non lo aveva
mai visto in queste condizioni, nemmeno quando nei panni della Principessa
Pitone lo aveva affrontato.
<A chi stai dando la
caccia?>
<Cos’è una battuta? Non
hai visto i telegiornali? E’ Madcap che voglio! E’
stato lui a mettere a ferro e fuoco tutta la East Coast!>
esclamò rabbioso.
<Sta calmo Clint...mi
dispiace ma stavolta non sono in grado di aiutarti... nessuno può farlo. Cioè
quel tizio... non è nemmeno un criminale nel vero senso della parola; non gli
interessa il denaro o il potere, ma solamente il caos... anche nella comunità dei
criminali non aveva molti contatti. So che ha avuto dei contrasti con un uomo
chiamato DeCeyt, ma al riguardo ho sentito solo voci…[1]>
<E allora infilati le
tue calze a rete e quel tuo costume squamoso e vai a caccia di informazioni!
Dobbiamo stanarlo!>
<Piantala di gridare!
Tu non mi hai ordini, capito?>
Clint si tirò indietro la
maschera e si sedette ai piedi del letto, passandosi la mano tra i capelli.
<Dio Zelda scusami... è che mi sento sottosopra. Mi è sfuggito
per tre volte e ha scatenato quell’inferno... è mio dovere fermarlo, ma non so
più dove sbattere la testa...>
Gli animi s’erano
raffreddati e la ragazza, vedendolo sconvolto, provò compassione per lui.
<Calmati adesso. Fa un
bel respiro. Quel pazzo sarà ricercato da tutte le autorità della nazione...
vedrai che qualche cervellone come Reed Richards o
del tuo amico Stark riuscirà a rintracciarlo.>
<Devo essere io a
trovarlo. E’ una mia responsabilità, non lo capisci?>
<Clint, sei solo un
uomo... che ha l’aria di non dormire da un paio di giorni. Se non ti dai una
calmata finirai con l’impazzire. Dovresti riposarti, prenderti qualche giorno
per te e... aspettare la prossima mossa di quel pazzo. Non puoi fare
nient’altro.>
Eppure ci doveva essere un
modo per trovarlo, pensò il Vendicatore. Ma quale?
Non era l’unico che si
stava scervellando per trovare la risposta a questa domanda.
Il direttore dell’FBSA
Derek Freeman era nel medesimo stato d’animo di Occhio di Falco. Madcap era il ricercato numero uno nella sua lista e di lui
non sapeva nulla. Il suo fascicolo era sottilissimo, composto da una manciata
di fogli bianchi. Non c’era niente su di lui... niente nome, famiglia, amici,
domicilio.... nulla di nulla. Nessuna pista da seguire. I suoi uomini avevano
interrogato i militari ipnotizzati da Madcap,
sperando di trovare un indizio utile, ma non ne avevano ricavato nulla per
riuscire a trovarlo. L’unica cosa che erano riusciti a scoprire è che quello
psicopatico aveva a sua disposizione una serie di ordigni esplosivi tale da
poter far saltare un intero isolato... e lui era tanto pazzo da poter fare una
cosa del genere. L’ipotesi lo fece rabbrividire. Non si riusciva neppure a
stabilire una lista di obiettivi plausibili... i suoi bersagli non erano di
natura politica o etnica, per esempio.
Non c’era da aspettarsi
neppure un ricatto; i soldi per lui non avevano alcun valore. E allora? Cosa
aspettarsi? Definirla una situazione stressante era un eufemismo. Freeman prese
il suo pacchetto morbido di Lucky Strike e sfilò una
sigaretta, l’accese e una nuvola di fumo riempì il suo ufficio malamente
illuminato dalla lampada sulla scrivania, poi ricordò delle norme anti fumo e
la spense rabbiosamente quindi si diresse verso la macchinetta del caffè nel
corridoio; lo aspettava una lunga notte di lavoro, per cui era necessario
l’aiuto della caffeina. Rimase fuori dall’ufficio solo pochi minuti ma quando
tornò notò che la finestra non era chiusa. L’aveva aperta lui per fare uscire
il fumo? Non gli pareva di averlo fatto... il bigliettino che trovò sulla sua scrivania
gli confermò il suo sospetto: c’era scritto:
Se vuoi Madcap, vieni sul Tetto. Da
solo.
Poche parole, ma chiare.
Aveva tutta l’aria di essere una trappola... tuttavia il riferimento a Madcap aveva stimolato la sua curiosità: ogni pista andava
battuta. Prese la sua beretta dalla fondina e salì sul tetto, proprio come
diceva il biglietto. Arrivato in cima con molta attenzione, e pronto a far
fuoco con la sua pistola, si guardò attorno, ma non vide nessuno. Ma allora,
chi aveva lasciato quel messaggio. Fu solo dopo che ripose l’arma nella fondina
che udì una voce:
<Buonasera, direttore ...>
Freeman si voltò di
scatto, allarmato, ma non vide ancora nessuno. Cercando di mascherare il
nervosismo impugnò nuovamente la pistola ma questa, improvvisamente, gli venne
strappata di mano, rimanendo a mezz’aria. La cosa iniziava a spaventarlo.
<Mi creda, questa non le servirà…>
<CHI SEI?>
<Direi che è il caso di presentarsi...> in pochi istanti e una figura con indosso un
cappuccio rosso prese forma davanti agli occhi dell’agente afroamericano.
<Tu! Avrei dovuto capirlo…> esclamò questi vedendolo apparire. Parker
Robbins, alias il criminale noto come Hood. Da più di un anno ricercato per
aver collaborato con famigerato addestratore di criminali noto come Taskmaster.
<Che cosa vuoi?>
chiese Freeman cercando di apparire calmo e di nascondere il proprio
nervosismo.
<Solo aiutarvi,
direttore... aiutare la comunità.>
disse con un diabolico sorriso sul volto <In fondo voglio anch’io quello che
vogliono tutti.... inchiodare quello psicopatico di Madcap?>
<Sei in combutta con
lui?>
<Ma mi sta a sentire?
Ho detto che voglio aiutarvi a beccarlo.... ma in cambio voglio qualcosa
...>
<Non se ne parla.>
<Falla finita, Freeman!
Sappiamo tutti e due che acciuffare quello sciroccato è la tua priorità... ha
già devastato mezzo paese e dio solo sa cos’altro potrà combinare! Io? Sono
solo un pesce piccolo a confronto... tra i due, io sono il male minore e tu lo
sai!>
Le parole colpirono
l’agente federale come un pugno allo stomaco. Hood aveva ragione. Aveva
centrato nel segno. Scendere a patti con un criminale del suo calibro era una
cosa che gli faceva accapponare la pelle, ma se c’era anche una minima
possibilità di catturare Madcap era suo dovere
provarla.
<Mettiamo che accetti...
cosa vuoi?>
<Niente di troppo
complicato... voglio solo che tu mi ripulisca la fedina, che cancelli il mio
file. Non voglio più essere un ricercato. Tutto quello che hai su di me e sui
miei traffici con Taskmaster deve sparire.>
<E così farla franca?
Niente da fare! Devi pagare per i tuoi crimini!>
<D’accordo allora...
buona fortuna, se vuoi acciuffare quello psicopatico da solo.....>
E di nuovo, l’idea di
lasciarsi scappare Madcap lo innervosì.
<Che cosa ti rende
tanto sicuro di riuscire a beccarlo prima di noi? Cosa sai di lui che noi non
sappiamo?>
< Ho i miei metodi, io.
Non sono qui per dividere informazioni ma solo per farti una proposta: tu mi
ripulisci la fedina e io ti fermo quel bastardo giallo. Allora, affare
fatto?>
Quel tale lo irritava.
Aveva una gran voglia di arrestarlo seduta stante. Ma era vero... lui era il
male minore, fermare Madcap aveva la priorità.
<Che garanzie ho che
manterrai la tua parola?>
<Non ne hai. Ma in
fondo, cos’hai da perdere?> L’incappucciato fece un altro ghigno e Derek fu
sul punto di colpirlo. Erano ad uno stallo.
Qual’era la cosa giusta da
fare?
Coney Island, il giorno dopo.
Clint Barton
tornava a casa dopo l’ennesima notte in bianco passata per i tetti della città
a dar la caccia – invano – a Madcap. Aveva ottenuto
l’ennesimo pugno di mosche e la cosa lo stava torturando. Salì per le scale,
mani in tasca e testa bassa, rimuginando su dove quel dannato potesse essersi
cacciato. Quasi non notò la presenza di Jessica sulla scale con in mano i
sacchetti della spesa.
<Hey
Jess...>
<Ciao
Clint....>disse lei, con lieve imbarazzo. Da quando lui s’era messo con Maya
Lopez lei lo aveva un po’ evitato, per non risultare invadente.
< Dammi, ti aiuto coi
sacchetti...>
<Uh grazie. Di come ti
vanno le cose? Senza offesa, non hai un bell’aspetto... da quant’è che non ti
radi?>
<Beh ultimamente ho
avuto parecchio da fare...>
<E per la faccenda di
quel Madcap, vero?>
<Già... mi sta
praticamente consumando.> sospirò lui.
Il suo sguardo cambiò e
fino al loro piano non dissero più una parola.
Jessica vide quanto il suo
amico fosse turbato. In quel momento aveva bisogno di qualcuno che lo
confortasse.
<E tu? Come stai tu? E
risparmiami le tue frasi da duro...>
<Come ti dicevo, questa
storia mi sta logorando... non so più dove cercarlo... le ho davvero provate
tutte....>
<Dai, entra dentro.
Metto sul il caffè...>
Una volta seduti sul
divano, con in mano una tazza fumante del suddetto caffè, Clint le raccontò
tutti i motivi dei suoi turbamenti....
<E’ troppo
imprevedibile. Io mi sono trovato faccia a faccia con lui e ti giuro che non ho
mai conosciuto uno squilibrato di quella portata. Fuori come un balcone.... e
non ho la minima idea di dove possa essersi cacciato.>
<Sei tornato a fare un
giro nelle fogne?>
<Si e non solo io... pure
i federali sono scesi, ma nulla, non c’è traccia di lui. Potrebbe anche non
essere più a New York, per quel che ne so.>
<Non so proprio come
aiutarti, Clint. Non sono una detective... non vado forte nemmeno con i gialli
alla TV... l’unica cosa che posso dirti
è... ma no, lascia stare...> disse arrossendo.
<Cosa? Dai,
finisci...>
<Aw,
è solo una sciocchezza, mi prenderesti per scema...>
<Ma piantala, e vuota
il sacco... >
<Sai, all’Actor’s studio insegnavano il metodo Stanislavskij> disse Jessica <L’immedesimarsi
con il proprio personaggio, hai presente?>
<Si.
E allora?>
<Beh
penso che per trovare un pazzo...devi pensare da pazzo. Pensare fuori dagli
schemi convenzionali... cioè so che è
più facile a dirsi che ha farsi ma... >
<Mmmmh.... sai che non hai torto?> disse Clint, con una
ritrovata energia <Pensare da pazzo... ottima idea, Jess.
Forse non è una cosa tanto difficile come sembra....>
Istituto Ravencroft.
<La ringrazio della sua
disponibilità, dottoressa Kafka.>
<Farei di tutto per
poter dare una mano a catturare quel criminale, Occhio di Falco. Ecco il
paziente che mi ha chiesto di vedere: Greg Salinger, noto come “L’insanicida”.>
Falco entrò nella cella
imbottita e lo vide lì, seduto in un angolo, avvolto nella sua camicia di
forza.
Quell’uomo anni prima
andava in giro per New York per “purificarla” dai criminali, grazie ad una
pistola in grado in incenerire una persona in pochi secondi. Un mostro che
combatte i mostri, un pazzo che da la caccia ai pazzi. Forse se c’era qualcuno
in grado di stanare Madcap, di pensare allo stesso
modo, era lui.
<Salinger...> chiese
Falco a quell’uomo apparentemente assente <Sto cercando un uomo, uno di
quelli a cui davi la caccia anche tu. Un folle, uno psicopatico. Lui...>
<Un pazzo... io uccido
i pazzi. Io uccido i pazzi... eh eheheh ... e voi non
sapete nemmeno quanti... era facile spargere le loro ceneri al
vento........>
<Uh si. Ascolta, c’è
questo tipo, Madcap, che sta terrorizzando il paese.
Ha scatenato il caos due giorni fa e io devo fermalo. Ho bisogno di capire dove
si nasconde, come posso individuarlo...>
<Individuarlo.... tu
non puoi individuarlo. Non lo troverai mai.... non lo vedrai finchè non colpirà!>
<Per questo sono qui.
Devi aiutarmi a trovarlo.>
<Ogni predatore ha la
sua preda. C’è chi caccia alla luce del giorno e chi con l’aiuto delle tenebre.
Tu sei un falco, come il nome che porti. Non è compito tuo dar la caccia
all’uomo che cerchi.>
Clint cominciava a
spazientirsi. L’uomo che era un tempo lo avrebbe preso a pugni e coperto
d’insulti, ma strinse i denti, contò fino a 10, e cercò di trattenere il
crescente nervosismo.
<Me lo hai già detto,
Salinger. E si, hai ragione, non sono in grado di stanarlo. Sono qui per
chiedere il tuo aiuto. Tu sei l’unico in grado di scovarlo... aiutami, ti
prego.>
<Ah ahahahahah
.... e sicchè ora avreste bisogno di me… anche se mi avete rinchiuso qui. Perché dovrei
accettare di aiutarti?>
<Perché in fondo è
quello che vuoi anche tu, Greg> intervenne la dottoressa Kafka <Fermare
questo genere di criminali... solo che Occhio di Falco può farlo senza
ricorrere alla violenza. Se sai qualcosa che può aiutarci a rintracciarlo ti
prego di rivelarcela.>
<D’accordo
dottoressa... vi darò un indizio, ma lo farò solo per lei.> disse l’uomo con
un espressione divertita nello sguardo <Chi semina l’anarchia vuole
disordine e caos. Pensa. Cos’è che scatena il panico anche nel più audace dei
cuori? Cos’è che fin dall’infanzia terrorizza tutti noi?>
<Adesso basta con
queste filastrocche, Salinger!!! Dimmi qualcosa che può essermi utile!>
<Ma l’ho appena fatto
Occhio di Falco.... ora sta a te capire quanto ti ho detto AH AHAHAHAH !!>
Lo lasciarono in balia
della sua risata isterica e si allontanarono, tornando nell’ufficio della
dottoressa Kafka.
<Mi dispiace, speravo che
potesse esserle d’aiuto...> disse la donna.
<Già anch’io.... mi sa
che certe cose funzionano solo nei film...> rispose lui, sconsolato.
<Eppure non credo sia
stato un totale buco nell’acqua... penso che nelle sue frasi possa nascondersi
qualcosa che possa esserci utile....> prese il taccuino in cui aveva segnato
le parole chiave durante il colloquio e lo sfogliò. Si stavano arrovellando il
cervello su quei foglietti mentre Falco sperava che potesse uscirsene
fuori con chissà quale illuminante deduzione, quando improvvisamente saltò la
luce nella stanza.
<Ehi ma che cazzo
...>
<Stia tranquillo, si è
solo fulminata la lampadina... non si agiti, non siamo sotto attacco...>
La dottoressa aprì la
porta per far entrare la luce del corridoio in modo da illuminare la stanza
buia. Quel gesto fece balenare nella mente di Occhio di Falco un’idea.
<Ma si certo.... è
proprio vero... è come diceva lui....>
<A cosa si
riferisce?> chiese curiosa la Kafka.
<Aveva ragione lei,
dottoressa; non è stato tempo perso. Salinger ci ha dato un ottimo
suggerimento!> esclamò uscendo di furia dalla porta.
<Ehi... ma dove sta
andando?>
Doveva aver ragione.
Doveva per forza aver ragione. E comunque, era una pista da battere, piuttosto
che girare alla cieca per la città. “Cos’è
che fin dall’infanzia ci terrorizza?”ha detto Salinger. E la risposta a
quella domanda la diede quella lampadina fulminata: il buio. Il buio semina
paura, e e caos. E il caos è il pane di Madcap. Occhio di
Falco, a bordo della sua moto, si stava dirigendo presso la sede della Con Edison, la principale compagnia
fornitrice di energia elettrica di New York. Se il piano di Madcap
era provocare oscurare la città, c’erano buone possibilità che far saltare in
aria la Con Ed fosse il suo obiettivo.
***
All’interno della Con Ed.
Nel 1977 a causa di un
fulmine un blackout oscurò la città per quasi 48 ore, generando una serie di
rivolte urbane, razzie e incendi. Oggi, dopo le recenti tragedie che hanno
colpito la città, una cosa del genere darebbe il colpo di grazia alla
popolazione newyorkese; la distruzione della principale fornitrice di
elettricità avrebbe causato ben più di due giorni senza luce, e una metropoli
già terrorizzata per i recenti attacchi di criminali in costume non poteva
certo permetterselo.
Nella sua follia Madcap aveva le idee molto chiare.
<Fate presto ragazzi,
presto! La festa sta per cominciare!> sghignazzava, mentre i soldati
obbedivano ai suoi ordini come marionette <E’ come preparare gli addobbi di
Natale, solo che stavolta le luci... le spegneremo! AH AHAHAHAHAH!> I
militari ipnotizzati stavano piazzando numerosi esplosivi per tutta la
fabbrica. Quei poveretti avevano passato troppo tempo sotto ipnosi che avrebbe
trascorso il resto dei loro giorni in preda agli incubi e la paranoia.
I vari ordigni erano
collegati tra di loro; azionando il timer della prima bomba si sarebbero
attivati anche gli altri. Madcap stava per pigiare il
fatidico tasto, quando all’improvviso si ritrovò passato da parte a parte da
una freccia viola. Altre due lo trafissero, facendolo cadere per terra,
ovviamente ridacchiando per la cosa.
Un’altra ancora colpì la
bomba, ma al suo impatto sprigionò una schiuma che divenne densa e dura al
contatto con l’aria, rendendola irraggiungibile per chiunque.
<Occhio di Pollo! Il
mio vecchio amico! Ti sono mancato?>
<Non ho alcuna voglia
di scherzare, idiota! Allontanati da lì, forza!>
<Sei un vero
guastafeste, Occhio d’Anatra!> disse Madcap
rimettendosi in piedi e estirpando le frecce dal suo corpo con la stessa
facilità con cui ci si toglie un cerotto <Allora non hai capito niente dal
nostro ultimo incontro?>
<Hai fatto troppe
vittime da allora! Ti porto dentro, figlio di puttana: stavolta non mi
sfuggirai!>
<Tu credi?> disse con
tono divertito il furfante col mantello, e ad un suo segnale tutti gli uomini
ai suoi ordini assalirono Falco, impedendo all’arciere sia di scoccare che di
raggiungere Madcap.
<Torna qui!> gridò.
<Squinzieeeee!!! Credi davvero che basti chiederlo? Sono matto ma non sono
stupido.... AH AHAHAHAHAHAHAHAH AH!!!!!> rispose l’altro, allontanandosi di
corsa.
Stava accadendo di nuovo.
Ancora una volta, quel pazzo giallo stava per sfuggirgli da sotto il naso.
Falco era circondato dai soldati ipnotizzati, che come zombie senza cervello si
avventavano su di lui. Non erano un problema; non temeva per la sua incolumità,
aveva affrontato di peggio, ma lo stavano rallentando quel tanto che bastava
per fargli perdere le sue tracce.
Doveva chiuderla in
fretta. Prese dalla faretra tre frecce; una volta che ebbe abbastanza spazio le
lanciò e una nube di gas soporifero investì la massa di soldati; i più
resistenti tossirono a lungo, i più deboli caddero al tappeto quasi subito.
Falco l’attraversò indenne, protetto dai suoi filtri nasali, e raggiunse di
corsa il corridoio preso poco prima da Madcap. Era un
labirinto, non sapeva da che parte andare.
<Clint Barton, sei un idiota! Te lo sei fatto scappare di nuovo!
Dannazione! Dio solo sa cos’altro potrà combinare.... imbecille! Imbecille,
imbecille!!>
Era disperato. Non sapeva
da che parte andare.... improvvisamente però, udì quello che sembrava il
ruggito di un animale feroce, accompagnato dalla sua inconfondibile e odiosa
risata.
Cos’altro aveva in serbo,
quello psicopatico? Tese l’arco, pronto a scoccare, e avanzò a passo lento
verso quell’insolito e spaventoso suono, pronto ad affrontare qualsiasi
mostruosità, lui che coi Vendicatori ne aveva viste di ogni.... ma quello che
trovò una volta arrivato sul posto fu una sorpresa persino per lui; un
licantropo di due metri aveva divorato le caviglie a Madcap,
staccandogli i piedi di netto; immerso a quel lago di sangue, gli aveva avvolto
la testa nel mantello, legandogli i polsi con quel che rimaneva di esso.
Madcap, inutile a dirlo, continuava a sghignazzare.
Sebbene decisamente
stupido da quell’immagine, Occhio di Falco puntò il mostro.
<Fermo dove sei! Chi
sei? Jack Russell? [2]Una mossa e ti
inchiodo!>
Fece in tempo a finire la
frase e un coltello colpì il suo arco, togliendoglielo dalle mani. A sferrarlo
fu un uomo di colore, vestito con uno strano vestito squamato e i dreadlocks raccolti in una coda.
<No arciere... fa una
mossa e sono io ad inchiodare te!> disse tenendolo sotto tiro.
<<Tsktsktsk....
ragazzi.... non è il caso di litigare.... siamo tutti dalla stessa
parte.....>>si udì la voce ma
non l’interlocutore. Hood tornò visibile, mostrandosi ad un esterrefatto Occhio
di Falco.
<TU!> esclamò lui,
incredulo.
<Già. E’ la terza volta
che intervengo in tuo aiuto, Vendicatore[3].
Sta diventando un abitudine... Permettetemi di fare le presentazioni: Willy
Edmond è il gentiluomo che ti ha privato dell’arco. Il mio peloso amico invece
è Miguel Lobo....>
Falco era disarmato e
circondato da tre pericolosi criminali. Le cose gli stavano sfuggendo di mano.
<Come sei arrivato
qui?> chiese Clint, cercando di prendere tempo.
<Oh, io ho il mio giro
d’informatori... che puoi scommetterci, è ben diverso dal tuo. Mi stupisce
piuttosto che tu ci sia arrivato ... complimenti, non ti ci facevo così sveglio....>
<Che cosa avete
intenzione di fare? Non ve lo lascerò portare via!> gridò furioso.
<Sta calmo, sta
calmo... non andare in escandescenze come al tuo solito.... è tutto tuo,
bell’impacchettato. I piedi gli ricresceranno, ma per adesso non ha modo di
scappare. Abbiamo fatto noi il lavoro per te, ma non ti preoccupare...
lasceremo che ti prenda il merito. Ho già avvisato i federali, stanno
arrivando.> schioccò le dita e fece segno ai suoi uomini di seguirlo.
<Ehi dove credete di
andare!>
<Cosa vuoi fare,
arrestarci a tutti e tre? Ammesso che ce la facessi.... e la vedo dura.... con
quale accusa? L’aver fermato un pericoloso terrorista che ti stavi facendo
scappare?>
Aveva ragione. Non c’era
modo di fermarli. Occhio di Falco era celebre per le sue sfuriate e i suoi
scatti d’ira, ma stavolta dovette mandar giù il proprio orgoglio e osservare
impotente Hood e i suoi soci andarsene indisturbati. Non c’erano parole per
descrivere quanto la cosa lo facesse star male.
<Ah dimenticavo>
riprese Hood prima di uscire <Salutami tanto il direttore Freeman....>
Quell’ultima frase lo
colpì. Che cosa aveva voluto dire?
Madcap intanto continuava ad irriderlo.
<Ah ah ah ah ah ah
ah .... ma ti rendi conto? Eh eh
eh eh eh...>
<Cosa? Cosa ci trovi di
tanto buffo, cretino?>
<Ma non te ne sei
accorto? Quei tre.... cappuccetto rosso, il lupo e il cacciatore..... credevo
di essere io quello col senso dell’umorismo ah ah ah ah ah ah!>
<STA ZITTO!> gridò Falco
rabbioso, colpendolo con un calcio e sfogando tutta la sua frustrazione.
***
Gli agenti del FBSA non
tardarono ad arrivare. I loro uomini si occuparono degli ordigni, dei soldati e
presero in consegna Madcap, i cui piedi erano ormai
ricresciuti.
<Ce l’hai fatta, Occhio
di Falco. Sei riuscito a fermarlo prima che riuscisse nel suo folle piano....
tremo all’idea di un blackout, di questi tempi....>
Ma Occhio di Falco non
condivideva lo stesso entusiasmo.
<Sai mantenerlo un
segreto, Angela?>
<Lo sai.> rispose la
Del Toro.
<Non l’ho fermato
io.>
<Cosa?>
<Non sono stato io.
L’ha fermato Hood.... Parker Robbins.>
<L’ex socio di Taskmaster?>
<Proprio lui. E’
arrivato qui poco dopo di me, insieme a un lanciatore di coltelli di coltelli
di colore e – senti questa – un licantropo.>
<Cosa?>ripetè nuovamente Angela, incredula.
<Hai sentito. Ma è
quello che ha detto prima di andarsene che mi ha lasciato perplesso.... ha
fatto il nome del direttore Freeman.>
<Mi rifiuto di credere
ad un suo coinvolgimento, Clint.> disse lei con un tono che non ammetteva
repliche <Non sai quanto è stato male per questa storia....>
<Ma allora perché fare
il suo nome? Non so, la cosa mi puzza... vedi cosa riesci a sapere da lui
ok?>
<Va a casa Clint.
Riposati. Ne hai bisogno.> gli disse lei, stizzita per l’allusione.
Coney Island. Un’ora dopo.
Occhio di Falco entrò
dalla finestra e andò a sedersi sul divano. Si tirò indietro la maschera e
appoggiò la testa sullo schienale. In qualche modo era finita: Madcap era stato catturato e il suo piano non era andato in
porto. Non era stato merito suo, anche se i giornali del giorno dopo avrebbero
scritto il contrario. Non sapeva come sentirsi.... se non fossero arrivati Hood
e i suoi, sarebbe riuscito a catturarlo?
Dentro il suo cuore sapeva la risposta a quella domanda, e non lo faceva
stare bene. Maya rientrò a casa in quel momento:
<Clint.. finalmente!
Ero in pena ... sei sparito senza lasciarmi un biglietto ...>
<Mi dispiace. Ma è
finita, tesoro. Madcap.... è stato fermato.>
<Ah. E me lo dici con
quella faccia?>
<E’ ... complicato.>
Le raccontò tutta la storia, spiegandole così il motivo del suo umore.
<Parker.... è un uomo
molto ambizioso ed enigmatico. Non fa mai niente per niente. Hai ragione a non
fidarti di lui.... ma in questo momento
devi concentrarti sul momento: Madcap era il pericolo
più imminente, ed è stato fermato. Non importa come. Ora devi rilassarti....
togliti quel costume....> disse lei, levandosi la maglietta e gettandogliela
in testa<... e raggiungimi sotto la doccia....> e lentamente, il morale
di Clint Barton si risollevò.
Sede del FBSA.
All’intero del suo
ufficio, Derek Freeman faceva la sue riflessioni, che guarda caso combaciavano
con quelle di Occhio di Falco. L’uomo che aveva devastato mezzo paese era stato
fermato, ma il prezzo da pagare era stato alto. Scendere a patti con un
criminale del calibro di Parker Robbins era qualcosa che lo avrebbe tormentato
a lungo, e chissà se un domani non se ne sarebbe pentito.
Angela Del Toro bussò alla
sua porta:
<Direttore? Posso
entrare?>
<Angela... entra
pure.>
<Direttore, io.... volevo vedere come stava. In questi giorni è
stato molto teso... ora potrà rilassarsi, visto che Madcap
è stato arrestato.>
<Già. I danni che ha
provocato al paese mi terranno sveglio a lungo... ma per fortuna, è finita.>
Le sue parole erano
distensive, ma la sua espressione non lo era affatto. Angela ripensò alla parole di Occhio di Falco
ed era evidente che forse il direttore stava covando qualcosa.
<Direttore.... Derek.
C’è qualcosa che vuoi dirmi?> chiese Angela.
L’afroamericano alzò la
testa dalle carte e la fissò negli occhi. La domanda non era casuale. La
ragazza sapeva o sospettava qualcosa. Freeman aveva una gran voglia di aprirsi
con qualcuno, di liberarsi di quel “nodo” che aveva nello stomaco. Ma il “patto
col diavolo” che aveva fatto era un peso che doveva portare da solo e non
voleva coinvolgere la sua protetta.
<Angela... in questo
lavoro a volte dobbiamo scendere a patti con noi stessi e fare delle scelte non
semplici. Dobbiamo prendere la decisione che salva il maggior numero di vite.
E’ quello che conta maggiormente. Non importa il prezzo che dobbiamo pagare.
>
La Del Toro non sapeva
cosa rispondergli. Era evidente che qualsiasi cosa avesse fatto, lo facesse
star male, e non si sentì di approfondire la cosa. Non in quel momento, almeno.
Tutti
erano arrivati alla stessa conclusione: Madcap era
stato preso ed era quello ciò che contava maggiormente. Ma nell’ombra, a fari
spenti, la minaccia di Hood avanzava prepotentemente sulla città di New York. E
la cosa turbava il sonno sia al direttore dell’FBSA che all’arciere più bravo
del mondo.
Le Note
Siamo arrivati alla conclusione di
questa saga. Madcap è stato fermato ma in maniera
decisamente insolita. State certi che le scelte di questo numero si
percuoteranno nei prossimi episodi. Sullo sfondo, intanto, avete visto il primo
passo della nascita di un nuovo eroe...
Due parole sui soci di Hood:
Willy Edmond è una vecchia conoscenza,
specie per chi ha letto Luke Cage MiT # 10 / 11 scritto da me medesimo... non l’avete
ancora letto? Beh che aspettate? Rimediate!
Miguel Lobo invece è una mia invenzione
originale ed è un cugino dei Fratelli Lobo – i gangster mutanti licantropi che
i lettori dell’Uomo Ragno dovrebbero conoscere bene.
1 = Nella serie
Villains LTD di Fabio Furlanetto.
2 = Si riferisce a Licantropus
alias Werewolf by Night l’antieroe
creato da Gerry Conway e
Mike Ploog nel 1972 che Occhio
di Falco ha incontrato assieme ai Vendicatori della Costa Ovest in West Coast Avengers vol. 2 numero 5.
3= Le strade di Hood e Falco si sono incrociate nei
numeri 11 e 12 di questa serie.
Al prossimo episodio!
Carmelo Mobilia